Penso di aver sviluppato una dipendenza dalla dopamina. Non riesco più a concentrarmi. Né nello studio, né nella lettura, né tantomeno nel guardare un film.
Da fuori, la mia vita sembra stupenda: Ho un lavoro a tempo pieno. Studio informatica all’università. Ho una fidanzata che amo. Amici su cui poter contare. Hobby che mi appassionano. Il venerdì è dedicato alle sessioni di D&D. Il mercoledì a salsa e bachata con la mia ragazza. Gli altri giorni? Mi tengo occupato con palestra, calcio e altre attività…ma onestamente non sto studiando quanto dovrei.
Negli ultimi anni ho vissuto viaggi incredibili come l’Islanda, dove ho visto l’Aurora Boreale e vissuto momenti che non pensavo possibili; Parigi, una città piena di ispirazione e bellezza. Questi viaggi sono parte importante della mia vita e di chi sono.
Negli ultimi tre anni sono cresciuto molto come sviluppatore web. Il mio percorso ha incluso un’esperienza lavorativa al Cairo, che mi ha messo alla prova e ampliato i miei orizzonti, ’appartenenza a comunità tech, la partecipazione a workshop e il confronto con persone e idee che non avrei mai immaginato.
La verità è che mi piace come stanno andando le cose, ma voglio di più. Non più soldi, non più titoli, ma più me stesso in quello che faccio. Più chiarezza. Più presenza. Più scopo.
All’apparenza sembro attivo, presente, equilibrato. Ma dentro ho paura di essere fermo. Sono costantemente distratto, bloccato in loop, e sono stanco di fingere che non sia così.
Niente riesce più a catturare la mia attenzione, tranne il lavoro (perché ho bisogno dei soldi per vivere) e il gioco d’azzardo (lo so… non è la passione di cui sono più orgoglioso). Non riesco nemmeno a guardare un film senza controllare il telefono ogni due minuti. Scorro i social mentre mangio, mentre “studio”. Sono diventato dipendente dalla stimolazione e non riesco a fermarmi.
Anche se so che sto sprecando tempo… Anche se so che sto perdendo il treno della mia vita… Non riesco a concentrarmi.
Sì, ascolto podcast. Sì, seguo persone come Mr. Rip^ e altri pensatori su YouTube. Ma è passivo. Non è vero progresso. È rumore di fondo, parte della distrazione. Dovrei studiare. Dovrei andare avanti con la laurea. Invece, sono bloccato.
La parte peggiore? Un anno è già volato via e non ho superato nemmeno un esame. Neanche uno. E continuo a mentire a me stesso dicendo che “recupererò presto”.
Ho qualche momento di vera concentrazione, come quando nemmeno le notifiche WhatsApp della mia ragazza mi distraggono; ma ultimamente quei momenti sono diventati rari.
Ho persino pensato di lasciare il lavoro per tornare fisicamente all’università, ricominciare sul serio con una nuova mentalità. Per entrare nel ritmo giusto. Per circondarmi di studenti. Ma la verità è che ho paura. Paura di perdere la stabilità finanziaria. Paura di rimanere indietro. Paura di rinunciare alle “grandi opportunità” che potrei raggiungere restando dove sono. Paura che lasciando andare questa corda, cadrò.
Cerco di spezzare questo ciclo da più di un mese. Ma le distrazioni sono incessanti. Caz**, sto perdendo la concentrazione anche mentre scrivo questo. DAI ANDREA, SVEGLIATI.
Ho iniziato questo blog sperando di condividere i miei pensieri, ma questo è diventato il primo vero post. Volevo scrivere un’introduzione, un vero inizio… invece è uscito questo.
Ci ho pensato per settimane. L’ho scritto. Cancellato. Poi riscritto nella mia testa mentre scorrevo Instagram senza motivo. Mi ci sono ossessionato così tanto che scriverlo ora sembra l’unico modo per andare avanti. Per pubblicarlo davvero, per lasciarlo andare e metterlo in pratica. Perché ho bisogno di vederlo. Ho bisogno di ammetterlo.
So che non è iniziato da un giorno all’altro. Si è insinuato lentamente: uno scroll, un compito saltato, una botta di dopamina alla volta. E so che non sparirà con un solo post.
Ma questo post è il mio primo colpo di ritorno. Un piccolo atto di resistenza. Una promessa, non al mondo, ma a me stesso. Un modo per mettere qualcosa di reale online e forse, solo forse, rendermi responsabile.
Eppure… la mia vita non è vuota. Ma dentro, mi sento come se stessi alla deriva.
C’è una citazione^ che rimbomba nella mia mente:
“La maggior parte delle persone non fallisce per mancanza di talento. Fallisce per mancanza di resistenza.”
Ecco dove sono. Mi muovo, lavoro, provo… ma non sto andando da nessuna parte in modo chiaro.
Non voglio questa vita. Voglio costruire qualcosa che conti. Voglio guardarmi tra cinque anni e dire: “Non hai mollato.”
Perché ho grandi sogni. Voglio lavorare a qualcosa che cambi il mondo, come Google o qualcosa di ancor più grande. Qualcosa di significativo. Qualcosa che mi faccia sentire vivo. Non per il nome, ma perché so che dentro di me c’è valore. C’è fuoco, tremolante ma ardente. Non voglio lasciarlo morire senza averci mai provato davvero.
Ma non succederà se continuo a bruciare il tempo.
Forse non ho paura di fallire. Forse ho solo paura di deludere quella parte di me che sa che potrei diventare qualcosa di più. Se solo smettessi di scrollare. Se solo mi concentrassi. Se solo provassi… sul serio.
Quindi inizio da qui. Con questo. Un post disordinato, onesto, su un blog che ancora nessuno legge. Ma è vero. È una linea tracciata nella sabbia. Una promessa a me stesso, davanti a tutto il mondo: Svegliati, ca**o, Andrea.
Se sei arrivato fin qui… grazie. Forse era anche per te. Se non lo stai leggendo, vale comunque la pena dirlo. Perché forse, per la prima volta da tanto, sto finalmente iniziando ad ascoltare me stesso.
Altri post presto… quando smetterò di scrollare e ricomincerò a costruire.
Sempre curioso, testardo abbastanza da provare e onesto abbastanza da dire quando sono perso.
Andrea, a Polite Dev